lettera aperta spedita ai politici locali e nazionali

In qualità di socie dell’associazione QDonna, oltre che come donne, sentiamo l’esigenza di intervenire dicendo basta!

Non tolleriamo più l’uso dilagante di un linguaggio brutale, rozzo e irriverente nei confronti di tutto e tutti, soprattutto delle donne, i cui diritti e la cui dignità non vengono rispettati e tutelati.

Ci riferiamo alle diverse situazioni in cui alcuni esponenti nel Governo più che argomentare, usano rivolgersi provocatoriamente all’interlocutore (di qualsiasi genere e levatura) aggredendo, offendendo, denigrando la persona .

Tali situazioni secondo noi denotano scarso senso di responsabilità e di rispetto per la carica pubblica che si riveste e di conseguenza per le istituzioni.
Ma ci riferiamo soprattutto all’escalation del linguaggio sessista

Riteniamo grave, infatti, che, per un mero ritorno di consensi elettorali, un esponente di governo applichi strategie di comunicazione che ,utilizzano in modo spregiudicato I social, sdoganando espressioni triviali e lasciando libero sfogo agli istinti più beceri.
E di fronte all’uso compiaciuto di un linguaggio violento e volgare, non possiamo stare zitte.

Non possiamo stare zitte, perché come socie dell’associazione Qdonna siamo impegnate in attività per promuovere la parità di genere, e crediamo fermamente che un vero progetto di parità debba partire dal riconoscimento di dignità reciproca.

Per questo da anni siamo impegnate, tra gli altri, in un progetto che ha come scopo la diffusione tra i giovani delle scuole superiori dei valori di rispetto reciproco nel rapporto tra uomo e donna.

Lavoro certosino, faticoso, ma crediamo che questo sia il punto di partenza per creare un mondo nuovo.

Tutti gli studi che conduciamo e i convegni che organizziamo e a cui partecipiamo sottolineano l’importanza del linguaggio come prima forma di rispetto nella relazione uomo-donna.

Come possiamo pensare di contrastare la violenza di genere,di favorire le pari opportunità se le donne che osano esprimere una propria posizione o opporsi al potere vengono apostrofate con epiteti irriverenti e denigratori?

Per tutto questo, con forza e determinazione esterniamo la nostra indignazione, mentre ci sorprendono e ci imbarazzano i silenzi complici delle donne di Governo, a partire dalla ministra Bongiorno, fondatrice di Doppia Difesa, fondazione che “dal 2007 … sensibilizza l’opinione pubblica e aiuta le vittime di discriminazioni, abusi e violenze a dire basta. Non accettare mai disparità e discriminazioni. Pretendere sempre rispetto reciproco.” (www.doppiadifesa.it).

Non dovrebbero queste donne, in forza della loro posizione istituzionale indignarsi?
Non dovrebbero far sentire la loro voce autorevole affinché I diritti delle donne siano rispettati da tutti i loro colleghi maschi e dai loro follower?